L’alabastro
L’origine della parola alabastro è dibattuta: nella lingua greca, come in quella latina, alabastro è sinonimo di vaso e resta da stabilire se è il materiale che ha dato denominazione all’oggetto o viceversa.
Egizia ne è certamente la provenienza, come all’Egitto risalgono i vasi più antichi dei quali si abbia conoscenza.
Pare, anzi, che vi esistesse una città chiamata Alabastron, celebre per la fabbricazione di vasetti ed anfore destinate a conservare i profumi: se questo è certo, non è da escludere che sia il nome della città che ha originato la denominazione del recipiente e del materiale.
La prima classe costituisce l’Alabastro calcareo (conosciuto anche sotto il nome di alabastro orientale), l’altra l’Alabastro del volterrano o Alabastro gessoso. In Italia questa varietà si rinviene quasi esclusivamente nel volterrano. L’alabastro di Volterra è considerato il più pregiato d’Europa per le sue caratteristiche di compattezza, trasparenza, venatura, durezza e vellutazione. Chimicamente l’alabastro volterrano è un sale; si tratta infatti di bisolfato idrato di calcio, la cui formula grezza è CaSO42H2O.
Dal punto di vista mineralogico è una varietà di gesso microcristallino e questa sua caratteristica, unitamente alla isoorientazione dei microcristalli, conferisce all’alabastro le sue peculiarità di materiale facilmente lavorabile per produzioni artistiche e artigianali, cosa questa impossibile con i comuni gessi. Per quanto riguarda le caratteristiche fisiche, presenta un aspetto piuttosto simile al marmo, rispetto al quale risulta assai inferiore per durezza e peso specifico.
Grazie alla sua porosità si presta a ricevere colorazioni artificiali e risulta adatto, nelle sue varietà più trasparenti, a essere impiegato nell’illuminazione ove, applicato a sorgenti luminose, produce notevoli risultati estetici e funzionali.
Dal punto di vista petrografico è una roccia sedimentaria di deposito chimico in ambiente marino e pertanto viene classificato come ‘Evaporite’.
Prendendo il nome di Evaporiti quei sedimenti che si formano per separazione dall’acqua di mare quando il tasso salino supera più o meno abbondantemente il suo valore normale intorno al 35 per mille; prima precipitano i sali meno solubili a iniziare dal carbonato di calcio e via via quelli più solubili fino al salgemma; il gesso precipita quando il tasso salino supera il 120 per mille.
Le condizioni favorevoli al deposito dei gessi alabastrini si sono verificate tra i 6 e i 7 milioni di anni fa durante il Messiniano, un’età dell’epoca miocenica e in un contesto ambientale caratterizzato da bacini marini marginali in precaria comunicazione con il mare aperto attraverso strette e alte soglie divisorie, ove pertanto il tasso salino poteva andare soggetto a notevoli innalzamenti, tali da favorire non solo il deposito dei gessi, ma anche quello del salgemma in bacini probabilmente ultramarginali.
Le varietà di alabastro sono praticamente infinite, poiché l’aspetto e la consistenza del materiale variano continuamente col variare della composizione chimica del terreno.
Le varietà meno ricche di inclusioni sono bianche, più o meno trasparenti come l’alabastro Traslucido. Nei tipi di vario colore al solfato di calcio si uniscono materie eterogenee, principalmente argilla ed ossidi metallici.
Il colore dominante è il grigio, dovuto ad inclusioni di argilla; seguono il giallo, il rossastro ed altri dovuti ad ossidi e idrossidi metallici, in special modo ferro.
Diverse classificazioni sono state fatte degli alabastri gessosi, arrivando perfino a citarne 52 diverse varietà.